Il bruco è diventato farfalla

Ridatesi la fantasiaPoco più di un anno fa (dopo il ritorno acciaccato dal 15 ottobre romano, e poi due mesi dopo, nei giorni dello spread e del tracollo) dissi (credo in modo raffazzonato, poi ci ha pensato la ricostruzione della memoria ad aggiustare, come sempre) che era impossibile fare qualsiasi tipo di previsione perché stavamo andando verso una grande metamorfosi durante la quale si sarebbe scompaginata l’economia, la struttura sociale e le stesse relazioni tra gli stati, e da noi ma non solo sarebbero scomparsi soggetti e aggregazioni politiche e al loro posto ne avremmo conosciute altre, difficili da prevedere ma con logiche, interessi e dinamiche diverse da quelle già conosciute. Fare quindi previsioni su quella o quell’altra formula di governo, mi sembrava un esercizio senza risultati.

Ricordo che il sogno indignato del 15 ottobre romano era già un po’ perplesso durante quello stesso mattino, con i limoni pronti dentro gli zaini per tutelarsi un po’ dal fumo atteso dei lacrimogenei. Andandogli incontro senza poter fare altro, disarmati nel senso pieno della parola, quello del candore. Dopo un po’ nemmeno se ne è parlato più. Una grande potenzialità andata in fumo.

Nel frattempo è successo di tutto. Anzi, quasi di tutto, a livello sociale soprattutto. A livello politico – nel senso delle forme di rappresentanza prima ancora che dei partiti – la metamorfosi c’è stata ma a metà, e non con la stessa velocità o intensità per tutti. Molti di quei ragazzi che erano in corriera quella mattina del 15 ottobre hanno votato per le cinque stelle. Il loro bruco ora è diventato farfalla. Altri hanno intravisto la vera via per ricostruire un’alternativa dentro cornici già conosciute – e non sempre così immediatamente accoglienti – ma forse la metamorfosi in questo caso è rimasta racchiusa nel bozzolo delle sue potenzialità. Per ora gli conviene tenere la posizione, ma non è una posizione comoda.

Altri soggetti politici sono scomparsi e di brutto, come dei bozzoli andati a male. Di alcuni non credo che sentiremo la mancanza. Altri, che sembravano sul punto di farlo, dopo troppi anni che tengono il banco, sono di nuovo saldi al loro posto, ridimensionati ma per niente intimoriti (ma nemmeno loro sono immuni dalla metamorfosi, ancora in atto, dovremmo ancora vederne delle altre, è bene evitare di ragionare sulla base del conteggio dei numeri di oggi).

Un altro pezzo di quegli indignati – del 15 ottobre, dei referendum traditi e delle tav – ha toppato alla grande in queste elezioni, cercando nuove cornici impossibili e ripetendo il flop della sinistra Arcobaleno: me ne dispiace perché ogni volta è alle proposte che nascono da queste parti che guardo con interesse, ma poi, anche questa volta, non ho creduto nelle forme scelte per farle nascere. E non sono nate. Cambiare si deve ma ancora non si può, aveva scritto qualcuno nel dibattito di questi mesi all’interno di questa area.

Eppure, piaccia o meno, la metamorfosi ha prodotto una farfalla, ma in natura le metamorfosi sono destinate a ritornare su se stesse e a ripetersi sempre uguali ad ogni cambio di stagione, bruchi eternamente condannati a ridiventare farfalle. Ci vorrebbe altro.

Ho visto l’altra sera Bersani che “apriva” a Grillo. “Apriva”, termine improprio, il giorno dopo commentavano (si fa per dire) se fosse una sfida o una richiesta di aiuto, o se stesse sdoganando Grillo. Ripensando alla faccia di Bersani mentre parlava, forse lui stesso aveva il dubbio, o il disagio, che potesse trattarsi del contrario: Grillo che avrebbe dovuto sdoganare lui. Berlusconi è da anni che cercano di “doganarlo” ma lui è peggio di Houdini, abilissimo nello sdoganarsi da solo, come gli pare e piace.

Ho l’impressione che la campagna elettorale vera stia iniziando soltanto ora, e che si svilupperà a geometrie variabili, con ricomposizioni varie e imprevedibili ora, per quanto riguarda le forme del dialogo e della rappresentanza sociale e politica. Sullo sfondo, sempre la crisi da cui uscire, e per uscirne davvero occorre comprenderne la natura (è davvero solo finanziaria nelle sue cause? o si tratta dell’esito di una disuguaglianza sociale crescente, che un tempo chiamavamo “lotta di classe”, una lotta che stiamo perdendo?).  Comprendere la natura della crisi e non sparare ricette alla cieca. Anche perché, presi dall’affanno dell’entusiasmo, dalla fretta di diventare farfalle, si rischia come sempre di bloccare l’attenzione sui particolari, come quel tale che guarda il dito convinto che sia già la luna.

La campagna elettorale è già iniziata e sarà lunga, ma anche veloce nei suoi passaggi intermedi. Facciamola davvero questa volta, ma più bella e più piena, non brutta come quella appena finita. Poi, se finirà bene o male, lo vedremo. Non tutte le cornici forse sono da buttare, ma una bella restaurata non gli farebbe male, e soprattutto il quadro da metterci dentro dev’essere realizzato con maggiore attenzione. Bisogna essere artisti veri. Ci vuole comprensione della realtà, capacità critica, tranquillità di fronte agli entusiasmi veloci, un buon pragmatismo – ma sulle idee buone, non sugli slogan: alcuni di quelli che emergono non mi piacciono per niente, affrontiamoli per tempo. Ci vogliono analisi e scelte, presenza, creatività. La ragione e la fantasia. “Ridateci la fantasia” c’era scritto su un cartello che il 15 ottobre ho fotografato a Piazza San Giovanni, un minuto prima delle cariche. Appena in tempo.

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5 risposte a Il bruco è diventato farfalla

  1. edp ha detto:

    a roma c’ero anche io. e prendo a prestito un po’ di fiducia da te. e attendo.

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