diario 2012

(GALLERIA FOTOGRAFICA)

DAL 25 APRILE AL PRIMO MAGGIO, IN  VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA (2012)

magliettaSono rientrato da questo viaggio attraverso l’appennino, dal Tirreno all’Adriatico. Molto bello. Ho fatto l’autista di uno dei furgoni al seguito dei ciclisti che in mountain bike hanno pedalato lungo i sentieri della Linea Gotica. Inoltre, avevo il compito di scrivere ogni sera la cronaca della giornata. Un ottimo compito, perché dopo oltre 500 km (non li ho contati ancora, mancando ad un dovere di esattezza, ma non era la quantità che ci interessava), sette tappe e più di venti soste lungo il cammino, tra incontri con scuole, associazioni ed enti locali, avrei fatto confusione nel ricordare, alla fine, senza un diario che mi obbligasse a segnarmi nomi delle persone e dei luoghi, e a prestare un occhio diverso e più attento ad ogni momento di queste lunghe giornate. Molto più lunghe, perché più piene, delle giornate normali di routine, che ci scorrono addosso senza che quasi ce ne accorgiamo. Avevo pensato di caricare questo diario – corredato da foto – ogni giorno su questo blog, ma non ci sono riuscito, per difficoltà di collegamento internet e debolezza di segnale in mezzo ai boschi. Anche solo spedire email non è stato facile, sarebbe stata più efficiente una squadra di piccioni viaggiatori. I file però sono arrivati ogni giorno al “campo base” della staffetta, agli amici di Jesi, che li hanno pubblicati quotidianamente sul loro sito ufficiale: www.inbiciclettasullalineagotica.it
E’ questo il sito che dovete consultare, se volete seguire gli sviluppi di questo progetto,  che non si limita a pedalare una volta all’anno, ma prosegue con iniziative continue.  Vi trovate anche il link per ascoltare la diretta su Cartepillar del 25 aprile, il giorno della prima tappa. Su questa pagina del mio blog invece penso di raccogliere recensioni di libri, annotazioni o aggiornamenti più personali, sempre in collegamento con la Staffetta, di cui oramai sono parte. Per iniziare, riprendo la cronaca di questi sette giorni e la carico in ordine anche su questa pagina, con l’aggiunta di qualche foto. Buona lettura, per invogliarvi a partecipare il prossimo anno, ma anche prima. (3 maggio 2012)

25 APRILE, prima tappa, da Montignoso (Massa) a Borgo a Mozzano (Lucca)

Partenza. La nostra Linea Gotica inizia dalla fine. Nel senso che da queste parti – Montignoso e il Monte Folgorito – l’ultima battaglia è stata combattuta nella prima settimana di aprile del 1945, un paio di settimane prima della Liberazione. La partenza ufficiale della staffetta è avvenuta davanti al Comune, con una cerimonia organizzata dall’ANPI, con il presidente Pier Carlo Albertosi, la compagna Lucia e altri, che ci hanno accompagnato a visitare il muovo museo, la cui inaugurazione era programmata proprio per oggi. Albertosi ci racconta che ancora capita di riscoprire storie di allora che erano state dimenticate; su una di queste sta raccogliendo proprio in questi giorni altre testimonianze, a conferma o integrazione. Come se le memorie fossero ancora vive e  diffuse, e non abbiano ancora finito di narrare queste infinite storie. La cerimonia prevedeva tra le altre cose LA FIRMA della Costituzione italiana, per ribadire insieme il valore della carta costituzionale, nata proprio grazie alle vicende che hanno coinvolto in prima persona queste terre. Sarà questo il filo conduttore di tutte le cerimonie e gli incontri previsti in questi giorni.
Poi abbiamo iniziato a salire, verso la Chiesetta dei partigiani al Pasquilio e da lì una passeggiata a piedi sul Monte Folgorito, dove l’ultima postazione di soldati tedeschi fu sorpresa nel sonno nell’aprile del ’45. La battaglia poi durò tre giorni. Insieme alle divisioni americane della Buffalo (afroamericani) e i Nisei (giapponesi delle Haway), avevano partecipato anche i patrioti apuani.  Dalla cima del Folgorito il panorama spazia magnifico, dal Golfo di la Spezia a Pisa. Dopo i temporali della notte il sole questa mattina è arrivato proprio mentre eravamo in vetta.

Subito dopo, chi doveva pedalare ha iniziato a farlo. Fino a svalicare al Passo del Vestito sotto il Monte Altissimo, dove durante la notte ha addirittura nevicato. Vediamo la neve ai lati della strada. Anche da qui il panorama è spettacolare, sulle Apuane qua e là bianche per la neve o per il marmo. Poi, una più distensiva discesa, lunga e calma ma anche suggestiva dentro le gole che si aprono verso la Garfagnana, fino a Gallicano, dove eravamo attesi da un altro gruppo Anpi, quello della Valle del Serchio, con il Presidente Enzo Lanini.

Infine a Borgo Mozzano, lungo la strada che corre parallela al fiume Serchio e alla ferrovia che collega La Spezia a Lucca dalla fine dell’Ottocento. Prima dell’ingresso in paese, lo spettacolo del suggestivo Ponte del Diavolo, e poi all’hotel, giusto in tempo perché Doriano abbia il tempo di fare in diretta la cronaca della giornata agli ascoltatori di Caterpillar. Ma la serata non è finita, qualcosa è stato preparato anche per dopo cena. Piergiorgio Pieroni, Presidente della Proloco, ci organizza una visita notturna ad uno dei numerosi bunker dell’esercito tedesco ancora presenti in zona. Nel vedere queste grotte basse e gocciolanti sottoterra – così come questa mattina le buche al vento e alla pioggia sul monte Folgorito –  verrebbe da pensare a Sturmentruppen, se non  fossero tragiche e serie le storie che vi sono collegate.  Anche dentro ai resti del vecchio bunker è allestito un piccolo museo, con reperti di allora, copie di manifesti e di giornali, carte che aiutano a ricostruire e meglio ricordare. Giornata positiva, imprevisti quasi nessuno, lo spirito è buono, il gruppo avanza tranquillo e sicuro. Domani ancora tanta strada.

SECONDA TAPPA – 26 APRILE, da Borgo a Mozzano al Rifugio Le cave (Cantagallo)

Cronaca della seconda tappa, da Borgo a Mozzano al Rifugio Le cave, in zona Cantagallo. Da dove sto scrivendo. In condizioni fisiche un po’ provate. In chiusura di serata abbiamo faticato di più noi autisti che non i ciclisti. In compenso il rifugio si trova in un luogo magnifico, a mezz’ora di “fuori strada”, perché non si arriva in auto e a piedi ci vorrebbe troppo. Lungo la salita non sono mancati incontri ravvicinati con capre allo stato brado e con piccoli branchi di cervi. Naturalmente abbiamo portato con noi anche due dame – fiaschi da 5 litri – di Verdicchio, abbiamo brindato e ora siamo pronti per andare a cena, mentre la caciara liberatoria della sera si sta lentamente preparando. Mentre scrivo, Diego ha mandato sul suo computer l’inno della staffetta, la canzone del partigiano cantata da Checco, e davanti a me c’è Checco che si sta scaldando con la chitarra, per ricantarla dal vivo. Questa mattina Checco e Laura sono tornati indietro in auto a Montignoso, alla Scuola Elementare Pietro Del Giudice, il comandante dei Patrioti Apuani, una formazione partigiana indipendente. Alla scuola hanno incontrato i ragazzi di una classe quinta, per chiacchierare con loro della Staffetta, la seconda guerra mondiale e gli eventi da cui è nata la carta costituzionale. Un incontro di formazione. Doriano invece è andato, accompagnato da Stefano, in un’altra scuola elementare di Fornoli, una frazione di Bagni di Lucca. Anche in questo caso un incontro di formazione, con chiacchierata e condivisione del piacere di ritrovarsi qui. I ragazzi avevano preparato delle canzoni, cantando in coro bella Ciao, e poi hanno fatto un tratto di strada con le biciclette insieme a loro.
Ma la mattinata era iniziata tutti insieme – prima di dividerci verso i diversi itinerari – con una cerimonia davanti a un monumento ai partigiani a Borgo a Mozzano, con il Comune rappresentato dalla Vice Sindaco. Poi il gruppo principale, con i ciclisti in testa, ha fatto tappa in tre diverse scuole: una scuola elementare a Bagni di Lucca, la scuola elementare di Scesta, la scuola secondaria di 1° grado Fucini a San Marcello Pistoiese. In ciascuna i ragazzi che ci aspettavano hanno firmato simbolicamente la carta costituzionale e si sono fotografati con i ciclisti della staffetta.

Poi è iniziata la vera pedalata, verso Campo Tizzoro. I ciclisti sono discesi lungo il tragitto della antica ferrovia ora dismessa. Noi con i furgoni li aspettiamo tra i vecchi edifici della Società Metallurgica, ora ripitturati e utilizzati in altro modo. Durante la guerra erano stati trasformati in fabbrica di esplosivi. Le vicende che hanno interessato questi luoghi sono raccontate nel libro La linea del Fuoco, di Daniele Amicarella. L’appuntamento successivo tra noi autisti e i ciclisti è al Passo della Collina. Prima di salire con i furgoni andiamo a Pracchia, per fotografare ciò che resta della vecchia stazione della Ferrovia dell’Alto Pistoiese. Era d’obbligo. Troppo bello e carico di storie. La Resistenza, del resto, non è solo qualcosa di militaresco da scrivere in un libro di storia – e qualcuno vorrebbe anche cancellarlo da questi libri – ma è anche tradizione, storie di vite, di luoghi, della vita che ci ha preceduto. Poi da Pracchia iniziamo a salire ma una frana lungo la strada – ci diranno più tardi che si trova lì da ben due anni – ci costringe a tornare indietro – brutte e difficili manovre con i furgoni su strette e scomode sterrate – e fare un lungo giro per arrivare alla nostra meta. I ciclisti intanto stanno salendo per sentieri più sicuri. Più adatti a loro. Noi nel frattempo scopriamo che il Passo della Collina Vecchia non è segnalato nemmeno dal navigatore: che tecnica smemorata. L’ultimo tratto di strada è talmente pieno di buche che forse una sterrata potrebbe essere più comoda. Mette un po’ di tristezza vedere questo luogo così dimenticato, per noi che siamo in cerca di memorie. Memorie che qui comunque ci sono, le avvertiamo, ci sono i segni. Al Passo vecchio incontriamo addirittura un ragazzo nigeriano di venticinque anni con lo status di rifugiato. Arrivato qui da sei mesi, dopo aver attraversato la Libia e il Mediterraneo. Almeno è questo che ci racconta in inglese. In lingua italiana usa solo due parole: ciao, e, capito? Arrivano i ciclisti, andiamo insieme a scattarci una foto in un piccolo bunker tedesco: il panorama è magnifico, spazia verso l’intera piana pistoiese. Si riparte. Attraversiamo le foreste dell’Acquerino e poi giù verso Cantagallo. Oggi non è giornata per i furgoni, ci si sbaglia diverse volte strada, mentre i ciclisti navigano tranquilli per i sentieri più alti e arrivano al rifugio le Cave prima di noi.Ma ora siamo tutti insieme, per la seconda sera, più piena e carica della sera precedente.
La cronaca che leggete l’ho scritta a pezzi e bocconi, tra il brindisi iniziale e il progredire della cena e altri brindisi ancora, con battute di tutti i tipi. Una ne ho scritta. Perché era bella: “Quando una passione è importante, diventa così leggera che ci puoi volare sopra”. L’autore l’ha declamata dopo che l’abbiamo fatto spogliare per mostrarci il tatuaggio di un aquilone sul braccio. Ora la serata va avanti con Checco oramai riscaldato, alla chitarra, tra l’inno della staffetta, il maggio di de Andrè e la gang dei fratelli Cervi. Scusate le imprecisioni ma anch’io, naturalmente, tra una frase e l’altra, ho partecipato a tutti i brindisi.

TERZA TAPPA – 27 APRILE – dal Rifugio Le Cave (Cantagallo) a Scarperia, nel Mugello

Magnifica alba al rifugio. Il cielo è di un azzurro limpido e il sole – nonostante il bosco e l’altitudine – offre già un piacevole tepore: farà molto caldo oggi. Facciamo colazione e partiamo subito: i ciclisti pedalando e gli autisti accompagnati con il fuori strada verso i furgoni lasciati più in basso. Questa volta incontriamo dei caprioli. Ci ritroviamo insieme ai ciclisti alla delegazione comunale di Cantagallo nella frazione di Luicciana, dove ci attendono l’assessore ai servizi sociali, il Presidente dell’Anpi di Cantagallo Mauro Bolognesi e altri amici. C’è anche Nello Santini, testimone oculare di eccezione, che ci racconta di quelle lontane giornate del settembre 1944 – lui aveva dieci anni – quando la popolazione fu fatta sloggiare con le cattive dagli occupanti tedeschi, che poi minarono le loro case e rasero al suolo Cantagallo e Luicciana. Nello ha scritto anche un libro per raccontare queste storie: “Diario di Cantagallo negli anni della guerra”.
Poi, mentre Laura e Francesco partono in auto alla volta di Marradi, per incontrare un’altra classe scolastica,  noi ci spostiamo al Comune di Vernio. Anche qui ci attendono il Sindaco, Paolo Cecconi, e i rappresentanti di diverse associazioni: l’Anpi, l’Arci, la nuova associazione Linea Gotica e altri ancora. Ma davanti al Comune ci attende una sorpresa simpatica: dopo alcune giornate che incontriamo scolaresche e giovani, finalmente c’è un giovane venuto apposta per unirsi ai ciclisti e pedalare insieme a loro: è Luciano da Campi Bisenzio (Luciano Gucci), classe 1938, in perfetta tenuta da ciclista, che ha già percorso in mattinata 35 km per venire qui ed è ancora fresco e pronto: pedalerà con noi tutto il giorno, fino a Scarperia, guidando gli altri e dando indicazioni utili per far sperimentare alcune varianti al percorso già programmato. Luciano ha una freschezza invidiabile e apprezza molto la nostra staffetta, tanto da non poter fare a meno di parteciparvi.


La giornata scorre via tranquilla e liscia, senza imprevisti, accompagnati da un sole del tutto estivo. E’ una pedalata sobria, si potrebbe dire, parafrasando un’espressione che ultimamente va molto di moda. Prima si sale su fino alla Storaia, al confine con l’Emilia Romagna e poi, mentre i ciclisti tagliano per la strada suggerita da Luciano, con i furgoni restiamo sul crinale e facciamo un largo giro lungo piccole strade tra i boschi, per spostarci al Passo della Futa.
In uno sperduto bar isolato sulla cima di un poggio – magnifico panorama e ottima scusa per fermarsi a farsi preparare un “panino con la finocchiona” – troviamo anche delle persone che si appassionano subito a ciò che facciamo e ci chiedono una delle nostre magliette rosse della staffetta, che quest’anno porta una citazione di Pietro Calamandrei: “SE VOI VOLETE ANDARE IN PELLEGRINAGGIO NEL LUOGO IN CUI E’ NATA LA COSTITUZIONE, ANDATE NELLE MONTAGNE DOVE CADDERO I PARTIGIANI.”
Al passo della Futa c’è il cimitero dei caduti tedesche durante la guerra. Ci incontriamo lì con i ciclisti, per visitarlo insieme. Sono più di 30 mila i caduti.  Ciò  che ci colpisce di più sono le date di nascita e di morte, avevano quasi tutti venti anni o al massimo venticinque.
Prima di arrivare a Scarperia ci fermiamo presso i resti di un vecchio bunker tedesco, di quelli utilizzati per nascondere un cannone. Da qui dominava un largo panorama verso Prato e Firenze.
La giornata termina a Scarperia con un’iniziativa organizzata dal Comune nel bel Palazzo dei Vicari. Fa gli onori di casa direttamente il Sindaco, Federico Igniesti; poi il Teatro delle Idee esegue una commovente lettura da un racconto di vita vissuta, nei primi mesi del 1944: l’epopea del protagonista prima deportato a lavorare per la difesa di  Cassino e poi – dopo un  tentativo di fuga – arrestato con i suoi amici, processati e alcuni fucilati. Infine è stato presentato un libro,”La scelta di Beppe”, che in realtà è la stampa delle memorie lasciate ai suoi familiari da Giuseppe Tarchiani. Promette d’essere una lettura interessante. Il curatore Adriano Gasparrini – che era accompagnato da un giovane presidente dell’Anpi di Vicchio – ne parlava entusiasta, e per trasmetterci il senso del libro ha detto più o meno così: per difendere davvero la resistenza bisogna liberarla dall’alone di retorica ed apologetica, e ricondurla ai veri valori umani che ne sono alla base. Soprattutto per rendere la memoria qualcosa di vivo, ancora presente, e non un qualcosa di ingessato. Mi pare anche che il libro abbia ricevuto un’ampia recensione su Repubblica il 24 scorso, che forse si può rintracciare. La nostra lunga giornata è terminata con un breve briefing di mezzanotte, con ultimo brindisi di birra nel giardino del residence dove alloggiamo. Domani la quarta tappa.

Riflessioni veloci e integrazioni

C’è molta natura nei ricordi di Beppe: boschi fiori neve. E’ come se il paesaggio entrasse a far parte di questa sensazione assolutamente nuova di libertà” scrive lo storico Giovanni Gozzini nell’introduzione a “La scelta di Beppe”. Questa mattina – in partenza per la quarta tappa – ho iniziato a sfogliarlo. Sì, non m’ero sbagliato, è un bel libro. Ho voglia di leggerlo. “Regnava un’assoluta fratellanza – scrive Beppe nelle sue memorie – e la disciplina era intesa come un patto necessario stretto fra uguali. Si discuteva spesso di politica e del futuro dell’Italia. Con la più ampia libertà di opinione.”
Ieri il Sindaco di Vernio ha allargato il discorso, come suol dirsi, raccontandoci anche storie di altre epoche su queste zone di confine (ora soltanto tra Toscana ed Emilia ma un tempo fra stati diversi): le tradizioni, la vita, ciò che ci ha preceduto, e poi anche altre storie dei primi anni del Novecento, nelle quali compaiono sullo sfondo anche i primi progetti della grande galleria dell’Appennino. Che ora scorre proprio sotto le montagne che durante la mattina abbiamo percorso alla luce del sole. Con la memoria vado a episodi più recenti di questa galleria, i due sanguinosi attentati ai treni nel 1974 e poi a dieci anni di distanza, alla vigilia di Natale del 1984.  Decine di morti e tantissimi feriti. Negli anni in cui quando, viaggiando in treno, si entrava in una galleria, per macabra ironia scaramantica ci dicevamo addio, chissà se ci rivediamo.
Si parla oggi di respingere il revisionismo, che vuole distruggere le memorie che invece dobbiamo far rivivere, perché sono le nostre. Ma non è solo di oggi. Oggi forse cambia solo il modo di farlo. Oggi chi vorrebbe cambiare la Costituzione ne parla come se si trattasse di un regolamento di condominio. Semplici regole dettate secondo il bisogno o il capriccio dell’ultimo momento: basta mettersi d’accordo, o imporre l’accordo, e… oplà, che ci vuole a fare qualche regola nuova?  Ci si dimentica che le regole da sole sono vuote. Per funzionare davvero devono ispirarsi ai principi, sta qui la differenza, e i principi sono universali. Certo, l’universalità dobbiamo discuterla di continuo, per non confonderla, ma sempre di principi si tratta, sperimentati da vicino e con intensità nei momenti più difficili e più vivi. Come gli anni della resistenza, appunto. Principi che nascono da valori e si ispirano a ideali. Ideali e non ideologie, non bisogna confondersi. Il passo è breve ma la distanza è molta.
Ogni luogo che attraversiamo è carico di storie. Tra quelle che ho letto e sto leggendo, e quelle che le persone che incontriamo ci raccontano ce ne sono così tante che non basterebbe un’enciclopedia. In molti luoghi, realtà locali, comuni, associazioni, si muovono però tante piccole iniziative, di raccolta, documentazione, memoria. In fin dei conti, con la staffetta si partecipa a questo, come una specie di piccolo filo rosso che vuol dare il suo contributo per collegare tra loro questa miriade di iniziative, legami e relazioni. Nel tempo di oggi.

QUARTA TAPPA – 28 APRILE – “Il gracchiare delle trombe”,  da Scarperia (FI) a Castel Del Rio (BO)

Questa mattina sono partiti con noi 6 ciclisti della locale associazione Ferri Taglienti. Il nome viene dalla tradizione di cui si vanta Scarperia, la città dei coltelli. I ciclisti pedalano tutti insieme risalendo il Passo del Gioco e poi da lì fino a Marradi. Diego – il nostro tecnico delle immagini – ogni mattina sistema sul casco o sul manubrio di un diverso ciclista una telecamera che riprende i sentieri che percorrono. Già nelle scorse sere abbiamo scaricato i filmati e rivisto insieme al computer le prime immagini, che poi saranno scelte e montate insieme alle altre che stiamo riprendendo, per farne un film di documentazione. Mentre i ciclisti salgono con calma verso il Passo del Gioco, noi con i furgoni li precediamo e ci fermiamo, per sgranchirci le gambe, su al Passo, verso il monte Altuzzo. Andiamo a vedere alcuni resti dei rifugi dei soldati tedeschi che presidiavano queste alture. Ci sono anche i segni di alcune ricostruzioni più recenti, perché ogni anno qui, in luglio,  viene rievocato il passaggio del fronte: arrivano persone da ogni parte del mondo con jeep, moto ed altri cimeli d’epoca, e soprattutto divise ed armamenti dei soldati  che allora si scontrarono.  Si schierano, preparano i due “campi” e mostrano a turisti e  spettatori  “scene d’epoca” perfettamente ricostruite in ogni dettaglio.  A curare il tutto è l’Associazione Gotica Toscana, che ha sede proprio a Scarperia; avevamo un appuntamento anche con loro ma non siamo riusciti ad incontrarci perché erano impegnati altrove proprio in una di tali rappresentazioni.
Oggi qui al Passo del Giogo non c’è nessuno. Il tempo è ancora splendido e soffia un bel vento. Quanto arriviamo in vetta al monte Altuzzo, scopriamo che anche qui il panorama è amplissimo. Bastava davvero un pugno si soldati per tenere bloccato un esercito intero.
Aspettiamo i ciclisti, che fanno una breve sosta, poi ci dividiamo per strade diverse. Loro per sentieri e noi su e giù per le piccole e strette strade che salgono, scendo, svalicano. Ci ritroviamo tutti a Marradi a mezzogiorno circa, nella sala del Consiglio comunale. In attesa che inizi la cerimonia, fotografo alcune targhe dedicate al poeta Dino Campana. Il poeta a cui Sebastiano Vassalli ha dedicato il libro “La notte della Cometa”. Perché quando Campana nacque c’era la cometa di Halley, e ogni volta che passa una cometa nasce un poeta.
Il “gracchiare delle trombe” è una frase del vice sindaco Francesco De Caetano. Racconta di una cerimonia che commemora le vittime dell’eccidio di Crespino, una frazione di Marradi, sottolineando che tutto in quella cerimonia rievoca le atmosfere di allora, cioè della vita e delle cose di allora, compresi gli impianti di amplificazione utilizzati, cioè le vecchie trombe di un tempo, con la loro voce gracchiante. Come se questo aiuti a ricordare meglio, anche le emozioni e le sensazioni.
Tra i presenti alla cerimonia c’è Francesco Capelli, testimone di allora, che racconta con commozione alcune piccole vicende, che piccole però non sono, perché riguardano la fucilazione di due partigiani che lui conosceva,  Bruno Neri e Franco Bellenchi.
A Marradi arrivano da Jesi altri staffettisti e il gruppo sale da 14 a 18 persone in totale.
Il secondo appuntamento della giornata è sul Monte Battaglia, nel Comune di Casola Valsenio (provincia di Ravenna). E’ un posto assai suggestivo e bello, isolato.  in alto, direttamente sotto al cielo. Ci aspetta un gruppo di amici già incontrati lo scorso anno, venuti qui ad accoglierci insieme ad Aurelio Ricciardelli, classe 1924.

Aveva appena diciotto anni quando dopo l’8 settembre fece la scelta di unirsi ai primi partigiani. Aurelio è più che un testimone, con il suo modo di raccontare coinvolgente e al tempo stesso simpatico, come una chiacchierata tra amici, come se fosse accaduto appena ieri. Aurelio non ci parla però di battaglie o combattimenti, preferisce piuttosto ricordare la solidarietà che le persone di allora, tutta povera gente, contadini a mezzadria su campi in mezzo alle montagne, era capace di manifestare verso i partigiani. Qui sul Monte Battaglia è avvenuta anche la prima riconciliazione ufficiale tra veterani degli opposti eserciti. Ci sono targhe per ricordare i morti tedeschi, e poi americani e inglesi, e partigiani.  La cosa prese avvio a metà degli anni Novanta, quando una corriera di veterani tedeschi era giunta in zona per ricordare gli amici morti in battaglia e rivedere quei luoghi in cui loro stessi avevano combattuto. Aurelio intercettò letteralmente la corriera, la bloccò in mezzo alla strada, alzando il braccio e gridando “Acthung, Banditen!”. Poi era salito in corriera e aiutato da un interprete aveva detto più o meno: “Ne 1944 non siete riusciti a prendere il Monte Battaglia, adesso ve lo consegno io, in cartolina”, e poi aveva iniziato a distribuire cartoline illustrate.  Al di là dell’aneddoto, le cose comunque sono andate avanti davvero, come testimoniano le quattro targhe apposte insieme nella parete della torre che funziona da monumento. Nemici ieri nel 1944, oggi amici nel 2001, dice una targa. “Perché – spiega Aurelio – dopo la guerra deve venire la pace, che è più importante e bisogna difenderla sempre”. Nel prossimo mese di maggio – anticipa il Sindaco di Casola Valsenio, il Comune premierà – sembra un premio alla carriera – Aurelio con una medaglia d’oro.
Per chiudere la giornata ci spostiamo a Castel Del Rio, non lontano da Imola, in provincia di Bologna.
Note tecniche della giornata: i ciclisti oggi hanno pedalato per circa 50 km.

QUINTA TAPPA – 29 APRILE – da Castel Del Rio (Valle del Santerno-BO) a Badia Prataglia (Casentino – AR)

Fischia il vento urla bufera. Cambiamento drastico di temperatura. Dopo tre giorni di bruciante sole estivo, di nuovo l’ebbrezza del freddo.  Il programma prevede un trasferimento significativo di tutto il gruppo, da Castel del Rio al passo del Muraglione. Ci aspettano il sindaco di San Godenzo, Alessandro Manni, e il segretario dell’ANPI di Firenze, Mauro Socini, per un  saluto ed  uno scambio di materiali e documentazione. Poi foto di gruppo e firma della carta Costituzionale. E prima di partire prendiamo accordi per attività da svolgere insieme e soprattutto organizzare una “tappa” il prossimo anno. Proprio a San Godenzo.
Dal passo del Muraglione  i ciclisti iniziano il loro tour per boschi e sentieri, attraversando le bellissime foreste del Casentino.

Noi ci spostiamo, con un  trasferimento in auto significativo, per andare ad aspettarli vicino al passo della Calla, nel punto dove inizia il sentiero che sale al Monte Falco e al Monte Falterona. Sarà che siamo su un passo battuto dal vento, e anche a circa 1.400 metri d’altezza, ma fa davvero freddo. Nell’attesa dei ciclisti, saliamo verso i due monti, a circa 1.650 metri d’altezza. Ci sgranchiamo le gambe, finalmente. Con una passeggiata piacevole tra prati pieni di bucaneve e, più in alto, ampi tratti coperti ancora dalla neve.
Giunti sulla cima del Monte Falco troviamo le tracce di una delle postazioni difensive della Linea Gotica, numerose tra qui, La Calla, Campigna  e il Muraglione. Da qui si domina l’ampia vallata di San Godenzo, verso Firenze. Anche da queste parti ci sono stati eccidi. Come quello di Vallucciole, nel comune di Stia, il 13 aprile del 1944, per rappresaglia, seguita dalla fucilazione di un gruppo di partigiani. Al cimitero di Stia li ricorda, incisa su una lapide, una poesia di Pietro Calamandrei. Anche lo scrittore Carlo Levi ricorda questi episodi nel racconto “La Pasqua delle Vallucciole”.
La nostra escursione è stata breve. Scendiamo. Troviamo i ciclisti, appena arrivati, che fanno una breve sosta. Qualcuno – come in una staffetta – si da il cambio, sale sul furgone e qualche altro invece sale in sella. Ripartono subito, perché in questo punto fa veramente freddo. Il prossimo appuntamento è a Badia Prataglia, direttamente al rifugio in cui alloggiamo.
La serata si conclude dopo cena con un incontro organizzato dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: un filmato con interviste a partigiani, a cura della ricchissima mediateca del CRED del Casentino, poi un paio di interventi per raccontare  la resistenza e la Linea Gotica in provincia di Arezzo: il primo di Luca Grisolini,  il secondo di Alessandro Brezzi. Si conclude cantando “Bella Ciao”, guidata da Checco con la chitarra.
In  chiusura, un’ovvia bevuta di birra al bar di Badia, poi a piedi per un breve sentiero che sale tra i boschi, verso il rifugio dove alloggiamo. In cielo stanno riapparendo la luna e le stelle.
Domani penultima tappa, con arrivo a Macerata Feltria e grande diretta di Radio TLT.

SESTA TAPPA – 30 APRILE – da Badia Prataglia (Casentino) a Macerata Feltria (Montefeltro).

Partenza alle 9 esatte. Il cielo promette bene. Si parte.  L’auto dei formatori si divide dal gruppo e torna a San Godenzo, vicino al Muraglione (dove eravamo ieri mattina) per un incontro nella scuola elementare.
Per tutti gli altri – i ciclisti pedalando e il seguito in furgone – il primo appuntamento è a pochi chilometri da qui, ma alla fine di una breve e impegnativa salita, al passo dei Mandrioli. Circa 400 metri di dislivello, per salire a quota 1.200 circa.  Due piccoli imprevisti: all’inizio della salita si spezza la catena della bici di Giacomo: pronto intervento di Andrea, che la cambia. A fine salita, prima della ripartenza, foratura della bici di Andrea: pronto intervento sempre di Andrea, che se la cambia da solo. Gli altri lo chiamano il loro padre spirituale che li segue nei boschi: è Andrea a chiudere il gruppo o a dare la giusta andatura, secondo ciò che serve fare in quel momento.
I ciclisti ripartono per stradine secondarie e sentieri. Ci rivediamo tutti a Verghereto, per una veloce sosta ristoro ma presso la sala del Consiglio comunale, insieme all’assessore ai servizi sociali, che ci ha preparato una merenda e si trattiene  a parlare con noi.
Si riparte e ci si ritrova di nuovo tutti insieme  (arrivano in tempo anche i formatori che hanno fatto un bel po’ di strada in auto) a Badia Tedalda, per una sosta più lunga e piacevole, da fine tappa. In questo luogo “la staffetta della memoria” sta costituendo quella che potremmo definire il “campo base”. Nel senso che è la sede del Parco Storico della Linea Gotica, di cui si sta occupando con continuità dallo scorso anno.
www.parcostoricolineagotica.it/it/
Ci attendono degli amici di qui per fare un’escursione a piedi  ed andare a visitare i resti delle fortificazioni tedesche in una località denominata Sasso della Cocchiola.  Andrea a Doriano, in diversi mesi di lavoro, consultando documentazioni di vario tipo tra cui anche carte militari originali dell’esercito tedesco (che le aggiornava quasi giorno per giorno), hanno individuato circa 190  tra “buche” scavate per postazioni di mortai o mitragliere,  trincee  e casematte.  Il loro progetto è di ripulire la zona, ricostruire alcune postazioni come si presentavano allora, realizzare  percorsi didattici e turistici. Ci vogliono permessi, tempo, collaborazioni, sostegni e passione. Per le prime quattro cose mi pare si stiano organizzando; la quinta invece ce l’hanno di avanzo e possono distribuirla a chi vuole, in qualsiasi modo, essere coinvolto. L’esperienza di questi giorni, in questo senso, sembra incoraggiante.


La visita alle fortificazioni – in tutto siamo circa 40 persone – avviene un po’ con l’ombrello, perché nel frattempo il cielo si è chiuso e a tratti, mescolata a sprazzi di sole, scende anche una pioggerellina tranquilla che sembrava aspettarci proprio qui. Bontà sua, ma non ci crea problemi.
Dopo la visita c’è un’abbondante merenda, ormai a metà pomeriggio, quasi una prova di cena, della quale ringraziamo gli amici di Badia Tedalda. Prima di andare via Andrea e Diego fanno un’intervista al professor Montini, per integrare le testimonianze già raccolte in una visita precedente. Il professore, classe 1931, aveva 13 anni all’epoca dei fatti tragici che coinvolse la sua famiglia e riguardarono questa zona. Ha scritto anche dei libri.
Alla fine ci spostiamo tutti insieme, con auto e furgoni a Macerata Feltria, che non è tanto la fine della tappa di oggi, quanto piuttosto l’inizio della tappa di domani. Troviamo in albergo  (si trova all’incrocio dei via dei Partigiani e di via XXV Aprile: sarà un caso?)  altri amici di Jesi che si uniranno a noi per la tappa finale, ma anche per portare l’attrezzatura della radio e organizzare la diretta di radio TLT dal locale dove ci attendono gli amici – un tempo usavamo con più disinvoltura la parola compagni –  di Anpi ed Arci. Il resto prosegue su Radio TLT, in aria di festa, come si deve. Chiude la serata Francesco, cantando una nuova canzone composta sempre dalla “staffetta”, così come è nato l’inno dello scorso anno. Una canzone all’anno: è un’idea divertente.

SETTIMA TAPPA – 1 MAGGIO – nelle Marche, da Macerata Feltria a Pesaro

Siamo partiti dalla fine e arriviamo dall’inizio. Nel senso che oggi andiamo dove la Linea Gotica è stata sfondata per la prima volta, sul fiume Foglia.  I ciclisti oggi fanno l’intero percorso in bici: poche le salite ma non “insignificanti”; poi  pianura o discesa,  giù verso Pesaro. Ridendo e scherzando, come suol dirsi, hanno già superato la soglia totale dei 500 km di pedalata.
Si uniscono a noi – venuti da Jesi – altri ciclisti. Ci diamo tre appuntamenti lungo la strada. Il primo è a Morciano di Romagna, con  breve incontro, sosta ristoro, saluti e scambi di racconti ed impegni, proprio nella piazza davanti al Comune. Dove ci aspettano l’Assessore alle Politiche Giovanili, Ivan Tagliaferri,  e il presidente dell’Anpi,  Maurizio Bardeggia.  Ci aspetta anche un amico dell’Anpi di Falconara, arrivato fin qui con la sua bici da strada – ma tanto oggi non è previsto nessun fuoristrada:  pedalerà con gli altri fino a Pesaro.
La sosta è un’occasione per scambiare racconti, non solo di ieri ma anche di oggi, dell’importanza delle memorie, della democrazia, del lavoro, delle nostre terre. Anche mangiare e bere insieme è un segno di amicizia e affetto. La seconda sosta, breve, la facciamo subito dopo Tavullia, al monumento dedicato ai soldati canadesi morti durante il primo assalto alla Linea Gotica. Qui lo sfondamento avvenne alla fine di agosto del 1944,  poi l’avanzata proseguì nelle settimane successive fino a Rimini. Con un alto tributo di morti, circa 12 mila.  Anche qui mi colpisce l’età dei soldati sulle tombe: la prima che vedo è di un ragazzo di venti anni. Poi, dopo l’avanzata, durante l’inverno il fronte si assestò, su questo lato orientale della Linea Gotica, più o meno sulla linea del fiume Senio. Che noi abbiamo visitato due giorni fa.

La terza sosta è a valle, nella frazione di Montecchio, oramai alle porte di Pesaro. Ci aspettano, all’ingresso del cimitero dei soldati canadesi il vice sindaco  di Montelabbate, Rino Mucchiutti,  il Presidente dell’Anpi  di Pesaro, Daniele Arduini e – per i sindacati – il Segretario  provinciale Simona Ricci. Anche qui breve cerimonia; si sottolinea  l’importanza dei valori della resistenza, delle memorie e del lavoro. La memoria è qualcosa d’importante per il nostro futuro, sottolinea Simona Ricci.
Da qui, l’ingresso a Pesaro si fa più ufficiale e formale: ci scortano addirittura! Prima due auto della protezione civile e poi, all’ingresso nel comune di Pesaro, i motociclisti dei vigili urbani. La nostra marcia si conclude al parco Miralfiore di Pesaro, dove Anpi e sindacati hanno organizzato la festa del 1° maggio.
I ciclisti arrivano, sfilano e la staffetta si chiude tra i discorsi di rito, le strette di mano, la curiosità di chi ci chiede dettagli e vorrebbe saperne di più.
Che dire? E’ stata una bella faticata. Bella nel senso letterale del termine, nel senso di un’esperienza reale e intensa. Sia tra noi staffettisti, insieme mattina e sera per un’intera settimana, a condividere ogni momento, ad aiutarci, sfotterci, ridere insieme, essere partecipi di questo viaggio. Non solo tra noi ma anche e soprattutto con le tante persone che abbiamo incontrato in questi sette giorni e nella ventina e più di soste in luoghi diversi che abbiamo avuto. Tutti incontri di vera amicizia e curiosità, di storie raccontate e scambiate, di nuovi progetti già in testa.
Termina qui la mia cronaca diaristica, frettolosa, scritta alla sera o di notte o addirittura durante la cena,  nei pochi ritagli di tempo. Mi rendo conto di aver solo delineato una traccia parziale di racconto dell’intera settimana. Come un canovaccio della commedia dell’arte, attorno al quale ciascun partecipante può aggiungere liberamente un’infinità di altre cose da raccontare.

P.S. Dettagli tecnici a cura di maglia rosa Andrea Meschini dei chilometri totali effettivamente pedalati, tolti cioè i trasferimenti tecnici in furgone.

PRIMA TAPPA – da Monte Folgorito (Montignoso) a Borgo a Mozzano:  Km 76
SECONDA TAPPA – da Borgo a Mozzano al Rifugio Le Cave (Cantagallo): km 77
TERZA TAPPA- dal Rifugio le Cave a Scarperia: km 73
QUARTA TAPPA- da Scarperia a Castel del Rio: Km. totali: 81
QUINTA TAPPA – dal Passo del MURAGLIONE (San Godenzo) a Badia Prataglia: km 36
SESTA TAPPA –  da Badia Prataglia  a Macerata Feltria: km 56
SETTIMA TAPPA-  da MACERATA FELTRIA a Pesaro: km 63

Km. totali sui pedali 462

7 risposte a diario 2012

  1. Daniele BIanchini ha detto:

    Complimenti per la tenacia e l’entusiasmo che mettete nella vostra pedalata. Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa per tenere viva la memoria della Resistenza e voi in questo siete uno degli esempi più belli. Un piacere avervi conosciuto!

    Daniele Bianchini, presidente della sez.ANPI di Vicchio

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