La memoria è un campo di battaglia

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Ieri sera (30 maggio) incontro alla biblioteca provinciale di storia contemporanea Ugo Toria ad Ascoli Piceno, per parlare del libro “In bicicletta lungo la linea gotica“. Un incontro organizzato da Arci Piceno (e promosso con un manifesto fresco e piacevole, che accosta insieme la copertina del libro, con il bel disegno “La staffetta partigiana” di Dedo Domenicone, e la foto della nostra staffettista Paola mentre guada un fiume nella foresta del Casentino). Un’occasione, l’incontro, per conoscere il partigiano William Scalabroni e per ricordare alcuni degli episodi della resistenza nella città di Ascoli e nell’ascolano, come i fatti di Colle San Marco, nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre. Quest’anno ricorreranno i 70 anni.

Il libro non è soltanto l’occasione per raccontare il viaggio della Staffetta della Memoria sulla Linea Gotica, ma anche per incontrare ulteriori storie e altre situazioni, altri percorsi di memoria come ce ne sono in ogni angolo d’Italia, che s’incontrano e insieme concorrono a “ricostruire le memorie”. Ricostruire, ogni giorno. E’ contenuta in questa espressione una moltitudine di significati. Leggevo qualche giorno fa in un’intervista al filosofo Remo Bodei:

“Bisognerebbe capovolgere la domanda, ossia non domandarsi tanto perché, a livello collettivo, si dimentica, ma perché si ricorda. Si vedrà allora che la memoria pubblica di una nazione è incessantemente promossa da forme di ricordare in comune, da commemorazioni appunto: festività civili e religiose, stesura di libri di testo di storia, diffusione della lingua. Quando un regime cade o per qualsiasi ragione anche fisica, come nel caso di un terremoto o di una invasione straniera, i vecchi criteri con cui si selezionavano le cose da ricordare e da dimenticare, non valgono più. Si scopre allora che la memoria è un campo di battaglia, in cui si lotta per la conquista del passato. Con una specie di oblio verticale, i cristiani costruiscono così le loro chiese, proprio sopra i templi pagani, o coloro, che sono stati considerati traditori, vengono in seguito riabilitati. Il fatto è che memoria e oblio sono inscindibili nel loro avvinghiarsi e che noi abbiamo, in diversa misura, bisogno di entrambi per vivere, in quanto siamo degli emigranti nel tempo, che si servono del ricordo del passato, per andare verso il futuro ignoto, così come gli emigranti, per rendere meno duro l’impatto in terra sconosciuta, chiamavano le nuove città con il nome di quelle vecchie. Sapevano che non erano le stesse, ma in tal modo il transito verso il nuovo era più semplice.”

La memoria è un campo di battaglia. Battaglia ideale, di passioni e riscoperte, di ricerca storica e di attestazione di impegno civile, di attualizzazione del passato. Anche di reinterpretazioni, alla luce di documenti o testimonianze nuove, o di un nuovo modo di relazionare gli eventi nel contesto o valorizzarne i risultati. Un lavoro incessante, nel quale s’inseriscono anche i tentativi di revisionismo o manipolazione, come i tentativi di alcuni di abolire il 25 aprile. E’ un impegno costante, non esente da errori. Sono molti e diversi i metodi da adottare. La Staffetta della Memoria usa quello del viaggio, del calarsi dentro, e il libro che ho portato ieri sera ad Ascoli usa il metodo del racconto di questo viaggio, un viaggio in gruppo, tra amici che lo intraprendono quasi per gioco, per godersi gli splendidi paesaggi dell’Appennino, stare bene insieme e divertirsi, conoscere i paesi, i luoghi e le persone. E stringere amicizie, raccogliere storie, stuzzicare attività, incuriosirsi alle attività già in corso, condividerle. Nel libro, poi, raccolgo insieme tutte queste cose, riannodo tra loro i diversi racconti per ricomporli anche in una visione d’insieme, evitando però di scopiazzare i libri di storia, usando soltanto ciò che si rende utile per definire le linee essenziali di quel contesto storico attraversato, e renderlo più percepibile.

Nel libro, ad un certo punto, uso questa metafora, pensando ai ciclisti della Staffetta in transito sui crinali dei monti e lungo le vallate della Linea Gotica: come la puntina di un vecchio giradischi su un vinile, che ripercorrendo i suoi solchi ne risveglia i suoni e le voci, stimolando i ricordi a rivivere. Il metodo è questo, “i percorsi della memoria bisogna percorrerli”. Ci potrebbero essere ancora mille altre metafore, diverse, a esprimere altrettante sfumature dei significati. Ad esempio, se volessimo proseguire su questa appena usata, potremmo ricordare che oggi nell’era del digitale non si usano più i vinili ma tutto diventa più volatile. Ricordandoci, magari, in questo modo, anche il senso di fragilità del tempo presente, o l’incertezza del futuro, rendendoci così di nuovo attuale, ma da un’altra angolazione e con un’inedita e nuova urgenza, anche la ricerca del passato. Da difendere, ricostruire di continuo per evitare l’oblio. Ho l’impressione, insomma, che dopo aver finito di scrivere il libro e averlo pubblicato, il viaggio in realtà non sia concluso ma sia appena iniziato, lungo nuovi incontri, scoperte, prospettive, sfumature, significati. Nuovi stimoli.

Il prossimo appuntamento pubblico con il libro è domenica 9 giugno a Colle Ameno di Sasso Marconi, nell’ambito del festival “I libri di Colle Ameno“, organizzato dalla Pro Loco di Sasso Marconi (evento su FB).

Informazioni su Tullio Bugari

https://tulliobugari.wordpress.com/
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