“Benvenuti a free Derry”

Domani è il 30 gennaio, anniversario della strage del Bloody Sunday del 30 gennaio 1972, quarantanove anni fa, nella cittadina nord irlandese di Derry (Londonderry, secondo i “lealisti”), tre anni dopo la battaglia di Bogside e all’inizio della troubbles nordirlandese, conclusa poi con l’Accordo del Venerdì Santo nel 1988, a cui seguì il disarmo dei gruppi militari e l’avvio dell’attuale assetto istituzionale, con gli ex dei gruppi militari insieme in un governo di coalizione, in un accordo complesso e particolare, con tratti che definirei originali, che ha consentito la cessazione del conflitto.

Questo anniversario del 2021 sarà il primo nella Brexit.

Le scuse del governo britannico ai familiari delle vittime del Bloody Sunday, quasi tutti ragazzi diciassettenni, arrivò con 38 anni di ritardo, nel 2010, da parte del primo ministro Cameron, a conclusione di una inchiesta durata dodici anni.

Nei primi giorni di gennaio del 2006 io e Giacomo Scattolini facemmo un giro a Belfast e a Derry, una sorta di turismo politico, curiosando, a pochi anni dagli accordi di pace, attirando la curiosità per le strade perché di turisti veri se ne vedevano pochi (alla sede del Sinn Fein incontrammo giusto alcuni ragazzi che venivano da Bilbao, ed era ovvio il loro interesse, scoprimmo pure che c’erano gemellaggi tra scuole dei rispettivi paesi); chi ci incontrava per strada aveva voglia di chiacchierare, o di offrirci un bicchiere di birra in un pub. A Derry, al museo dedicato al Bloody Sunday, incontrammo alcuni familiari delle vittime, anche loro presenti quel giorno di 34 anni prima a quel corteo. Erano miei coetanei, e mi impressionò soprattutto una cosa, che parlando con loro mi ero ricordato dove ero esattamente io in quel momento e cosa facevo, ed era facile ricostruirlo nella mia mente perché in quegli stessi giorni ad Ancona c’era stato il terremoto e proprio quella domenica m’ero avventurato nella città evacuata in cerca di notizie dei miei amici e compagni, di cui ancora non spevamo nulla. La sera stessa, da qualche notiziario, iniziava a circolare anche la notizia della strage a Derry; noi eravamo impegnati nei movimenti politici di quegli anni e a questo tipo di notizie eravamo parecchio sensibili. Poi, perfino il papa la domenica dopo aveva dedicato l’Angelus agli sfollati di Ancona e alle vittime di Derry, insieme nello stesso discorso.

Io e Giacomo al nostro ritorno scrivemmo un articolo, il nostro reportage, giusto in tempo per pubblicarlo in occasione del 34° anniversario; fu pubblicato su uno degli ultimi numeri del glorioso settimanale Avvenimenti, che poi per fortuna, dopo un periodo di chiusura, riaprì con un nuovo progetto e un nuovo nome, Left. Il nostro articolo occupò le quattro pagine centrali di quel numero, con il titolo “Benvenuti a free Derry”, corredato dalle foto di Giacomo. Ricordo che mentre scrivevo, mi giravano nella testa le note della canzone degli U2 Sunday bloody sunday e le immagini, oltre che delle nostre foto, delle foto di Fulvio Grimaldi esposte al museo di Derry e nelle quali si riconoscevano i familiari da noi incontrati, e poi del film Bloody Sunday di Paul Greengrass, che avevo già visto prima del mio viaggio, e che mi permise di riconoscere subito le strade di Bogside, quando vi arrivai.

Benvenuti a free Derry, di Giacomo Scattolini e Tullio Bugari

Informazioni su Tullio Bugari

https://tulliobugari.wordpress.com/
Questa voce è stata pubblicata in Altro. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento