«L’aiuto deve aiutare a eliminare l’aiuto», incontro su Thomas Sankara

12345678«L’aiuto deve aiutare a eliminare l’aiuto». È molto semplice e chiara, e molto potente, questa frase di Thomas Sankara, che nel suo discorso per la cancellazione del debito, il 29 luglio 1987 ad Addis Abeba, specificò anche: «Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che hanno prestato il denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzati, sono gli stessi che hanno per tanto tempo gestito le nostre economie. Sono i colonizzatori che hanno indebitato l’Africa presso i finanziatori, i loro fratelli e i loro cugini. Noi siamo estranei a questo debito, dunque non possiamo pagarlo. (…) Il debito nella sua forma attuale è una riconquista saggiamente organizzata dell’Africa, affinché la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a regole che ci sono del tutto estranee, facendo in modo che ciascuno di noi diventi finanziariamente schiavo. (…) Il debito non può essere rimborsato, prima di tutto perché, se non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno. Possiamo esserne certi. Al contrario, se paghiamo saremo noi a morire, possiamo esserne altrettanto certi.»

L’incontro è stato organizzato presso l’Istituto Scolastico Federico II di Jesi, da Elena Rondina, Nicoletta Cionna e altre insegnanti, il dirigente e dal Presidente dell’Istituto Giorgio Pittori, i veri  protagonisti però sono stati ragazze e ragazzi delle classi terze, che nei giorni scorsi hanno lavorato con le loro insegnanti e poi questa mattina hanno presentato il risultato della loro ricerca: la biografia del “Presidente ribelle” e alcune delle sue realizzazioni nei quattro anni in cui governò tra il 1983 e il 1987, come la costruzione della ferrovia del Sahel per unire Burkina Faso e Niger, la riforma agraria, il divieto dell’infibulazione, il nuovo codice di famiglia, incoraggiando le donne a ribellarsi al maschilismo, e soprattutto la lotta per la cancellazione del debito. Poi i ragazzi hanno concluso facendoci ascoltare, e cantandola anche loro, la canzone di Jovanotti al festival di Sanremo nel 2000 “Cancella il debito”. Un tema, quello del debito, ancora attuale, e in forme ancora nuove e non solo nei “tradizionali paesi debitori”.

Lo stimolo  per organizzare questa giornata era venuto nei giorni scorsi dalle foto che Marco Cardinali, viaggiatore, ha scattato tre anni fa durante un suo viaggio in Burkina Faso, riportando insieme alle foto anche storie, amicizie e sentimenti da condividere con noi. Le sue foto, già esposte lo scorso ottobre a Jesi in occasione dell’anniversario della morte di Sankara, in questi giorni sono esposte all’interno della scuola e vi resteranno fino al 25 aprile. Oltre a Marco Cardinali, hanno partecipato anche Mahamadi Dabre, Presidente della Federazione delle Associazioni dei Burkinabè in Italia – il quale ha raccontato di aver sentito per la prima volta parlare di Sankara al suo paese quando aveva la stessa età dei ragazzi che oggi lo ascoltavano a scuola, e che proprio grazie alle riforme di Sankara riuscì a  proseguire gli studi – e poi Mariella Pellegrini Kaboré, una jesina che oltre a unire insieme i due cognomi unisce anche le due cittadinanze italiana e burkinabè, e ha parlato ai ragazzi della produzione – indossandone lei uno – dei vestiti di cotone utilizzando il cotone prodotto in Burkina Faso, avviata allora proprio da Sankara. La mattinata è poi terminata bevendo insieme come aperitivo lo ZOOM-KOM, la bevanda burkinabe di zenzero, farina di miglio, limone e zucchero, sempre presente quando ci si ritrova insieme per parlare, condividere storie e stare in compagnia.

Ho avuto anch’io il piacere di far parte  del gruppo di persone che ha incontrato i ragazzi della scuola ed è stato un doppio piacere perché proprio nell’aula in cui eravamo, ben diciassette anni fa, nel mese di aprile come ora, tenemmo un’importante corso di formazione interculturale, nell’ambito di un progetto Comenius, dal quale derivarono poi molte delle attività  di intercultura svolte negli anni successivi, non solo a Jesi ma in tutta la zona, incontrandosi anche con il progetto Agorà (esiste ancora qualcosa in rete, disperso su vecchi siti, riguardo quella esperienza da cui nacque anche l’associazione Casa delle Culture).

Thomas Sankara durante la sua presidenza cambiò il nome del paese da “Alto Volta”, di origine coloniale, in Burkina Faso, che significa la terra delle donne e degli uomini integri. Sankara è una figura purtroppo poco conosciuta in Europa e da noi, ma molto conosciuta invece in Africa e nel centro e sud America, come Patrice Lumumba, Frantz Fanon, Che Guevara, oppure José Martì che Thomas Sankara citò all’inizio del suo discorso alle Nazioni Unite il 4 ottobre del 1984, un discorso giudicato scandaloso dai potenti di allora tanto che il presidente Reagan lo escluse dalla lista degli invitati alla Casa Bianca, ma lui non si perse d’animo e si recò ad Harlem dove venne accolto in modo memorabile e pronunciò la celebre frase: “La nostra casa Bianca è l’Harlem nero.”

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