Una piacevolissima sorpresa il film – in anteprima nazionale – che ho avuto occasione di vedere questa sera, presente con noi la regista Elisabetta Minen, e la conversazione poi proseguita presso il vicino bar Trieste – il luogo più adatto per concludere il tipo di serata, con le sue salette calde e raccolte, dense di oggetti e dettagli della storia della nostra terra. Una sorpresa doppia, perché il film è stato girato a Udine, negli stessi vicoli, piazze e locali – compreso Pieri Mortadele – in cui ho avuto occasione di vagare di notte, appena un paio di settimane fa, con gli amici di su’, dopo la presentazione di Jugoschegge alla libreria Odos. Udine è una cornice perfetta per il film, ed è parte viva del racconto, o forse del “non racconto” perché la trama viene spezzettata e ricomposta con un lavoro di montaggio scrupoloso e attento – come una ricerca verso dimensioni ancora da liberare – al limite della sperimentazione eppure fresco, di delicatezza filologica, aderente ai personaggi e al loro intrecciarsi continuo, come tante trame che emergono, si sviluppano, si riprendono. Sono presenti. E tante altre cose ancora. Mi ha emozionato la fotografia, il fermarsi delle immagini, la ricerca e l’attenzione al dettaglio come in un reportage, cioè dettagli di vita, di oggetti, spazi o luoghi che hanno un senso. Altrettanto posso dire per le musiche. E’ uno di quei film – non molti a dire il vero, ma ce ne sono – che rivedrei volentieri, sicuro che riuscirei a rivederlo ancora da qualche nuova angolazione.
Non dico nulla però del film. C’è soltanto da vederlo. Ai curiosi segnalo le note di regia di Elisabetta Minen e la scheda curata sul proprio blog dal Circolo Letterario, uno dei promotori della serata insieme a Vivere Monte San Vito, alla Casa delle Donne e all’Arci – che con questo film chiudeva oggi una rassegna di una quindicina di film in larga parte tratti dalla rassegna nazionale L’Italia che non si vede.