La Repubblica di Albona – Labinska Republika (2 marzo-7 aprile 1921)

La Repubblica di Albona – Labinska Republika (2 marzo-7 aprile 1921), il centenario. Fu chiamata anche la “Repubblica parigina istriana”; ebbe inizio il 2 marzo 1921, in un contesto assai particolare: l’inserimento di questa terra nei confini italiani era iniziato alla fine del 1918 con l’occupazione e l’amministrazione militare, in attesa dei trattati di pace, e una grave crisi economica e sociale che aveva spinto molte famiglie ad emigrare; comunque il collegamento con quanto avveniva in Italia era forte, sia sul piano sindacale e delle lotte operaie e contadine – a settembre del 1920 durante “l’occupazione delle fabbriche” qui c’era stato uno sciopero dei minatori durato 18 giorni e a Trieste c’erano state barricate abbattute a colpi di cannone con morti e feriti; nel gennaio del ‘21 sorge anche qui il nuovo partito comunista; a luglio del ‘20 al porto di Pola duecento soldati si erano rifiutati di imbarcarsi per l’Albania, negli stessi giorni dell’analoga rivolta dei bersaglieri di Ancona – ma ancora di più il particolare combinato padronale militare e nazionalista offriva un terreno in cui scorazzavano a loro agio le squadracce fasciste – tra cui, gli incendi dell’Hotel Balkan sloveno a Trieste e la Narodni Dom croata (Casa del popolo, o casa nazionale) a Pola – che tacciavano i movimenti degli operai e dei contadini come “austriacanti” o “slavobolscevichi”, prendendo di mira le comunità croate e i “comunisti italiani” che “le sobillavano”. Una situazione che è davvero difficile riassumere in poche righe, in una terra di pluralità etniche e linguistiche. Scrive la triestina comunista Giuseppina Martinuzzi, molto seguita in Istria: “Il socialismo attira a sé i proletari dell’una e dell’altra stirpe, li affratella ma non li snazionalizza; le due lingue del paese vengono usate, specialmente a Trieste in tutte la adunanze del partito, in tutti i comizi, ogni qualvolta vi partecipa un pubblico di nazionalità mista; il socialismo avversato, calunniato atrocemente, è l’amico leale di entrambe le nazioni… il vero demolitore delle due nazioni conterranee è il nazionalismo morboso”; sono davvero due concezioni del mondo alternative. Il periodo storico è denso di grandi sommovimenti in tutta Europa, dalla nuova repubblica dei soviet in Russia, al tentativo rivoluzionario degli spartachisti in Germania, la repubblica di Baviera, l’insurrezione in Ungheria, gli scioperi in Boemia, Slesia eccetera. Ad Albona ci sono le miniere e insieme anche una radicata tradizione di lotte, già durante gli Asburgo e proseguita dopo l’arrivo dell’Italia e il cambio di proprietà – il controllo lo conquista la famiglia Agnelli; quest’ultima “crisi” nasce per rivendicazioni salariali, a causa dell’inflazione e per ottenere le “otto ore di lavoro”, ma anche contro la violenza fascista, quando le squadracce fasciste aggrediscono il sindacalista Giovanni Pippan che rientrava da Trieste e la tensione cresce, il 2 marzo si proclama lo sciopero e ci sono cortei e scontri con i carabinieri, il 4 i minatori occupano i pozzi ma non è più un “semplice” sciopero, questa volta è l’autogestione della produzione e in paese pattuglie di “guardie rosse” invitano gli abitanti a esporre su case e scuole le bandiere rosse; il 7 viene proclamata la libera repubblica di Albona, con un Comitato centrale e un’assemblea: si tratta di un sistema basato sull’autogestione e fondato sui principi della lotta di classe e del rifiuto della violenza fascista; soprattutto è un movimento multinazionale, dove non esiste distinzione etnica, e inoltre ha una sua estensione territoriale e un forte collegamento col movimento dei contadini della vicina zona del Prostimo, che pattugliavano le strade contro le squadracce. Un fatto del tutto unico, intollerabile per i fascisti, i militari e la classe dominante; la situazione è seguita con apprensione, era stata da poco riassorbita a dicembre l’avvenutura fiumana di D’Annunzio e ora contro i minatori si tentano provocazioni e manovre per cercare di dividerli, approfittando della diversità etnica e linguistica, e anche italiani sono di diverse regioni, c’è ad esempio un gruppo di siciliani. I minatori rispondono: “Kova je naša, la miniera è nostra”. Si discute di formare una cooperativa o un consorzio, la vicenda è seguita in tutta Italia, ci sono incontri a Trieste e contatti con vari esponenti che visitano Albona per discutere con i minatori il passaggio della miniera alla cooperativa, occorre organizzare in loro difesa lungo la strada la sicurezza dalle squadracce fasciste, i cui attacchi si ripetono e mietono vittime; ad Albona invece, sotto il controllo dei minatori, la situazione è tranquilla e senza incidenti, e le miniere non subiscono danni. Lo Stato però inizia a preparare la repressione e convogliare truppe. L’attacco inizia nella prima settimana di aprile. Riporta uno storico croato: “Il 5 aprile1921, alle prime luci del mattino, sentimmo da lontano un’azione di fucileria. Erano i fascisti e i carabinieri su 19 autocarri, che, forse per paura, incominciarono a sparare contro di noi da una distanza di sette otto chilometri….”. Il 7 le truppe circondano i pozzi. La repubblica di Albona viene cancellata; ha vissuto 35 giorni, 18 in meno della Comune. Come dicevo sopra, è impossibile sintetizzare in poche righe; non fu un “normale” sciopero ma qualcosa di più, forse l’ultimo vero tentativo per un diverso corso delle cose in quel periodo in cui l’occupazione delle fabbriche era già un ricordo e le camere del lavoro e le sedi socialiste venivano incendiate a decine dai fascisti in tutta Italia, ovunque coperti e sostenuti. Qui in Istria, dato il recente spostamento dei confini a favore dell’Italia e la presenza storica, secolare, di una popolazione “mista”, tutta la vicenda si carica di ulteriori connotati, che ritroveremo in forme diverse anche in tante vicende dei decenni successivi. (Volevo scrivere alcuni appunti, m’è scappata via la mano; tra le cose che ho riletto in questi giorni, in particolare segnalo questa che ho ritrovato in rete, di Giacomo Scotti, che avevo già conosciuto quando qualche decennio fa mi occupai di “ex-jugoslavia”: https://crsrv.org/wp/wp-content/uploads/2020/02/Giacomo-Scotti-Luciano-Giuricin-La-Repubblica-di-Albona-e-il-movimento-dell-occupazione-delle-fabbriche-in-Italia.pdf

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