Un silenzio che ti abbraccia (Percorrere la Memoria)


Percorrere La Memoria. Una serata emozionante e di grande sentimento quella condivisa domenica 26 gennaio al Teatro condominiale La Fortuna di Monte San Vito. Mentre eravamo sul palco con le nostre letture, animazioni e canti, sentivamo salire su dalla platea un silenzio compatto e di grande effetto. Dopo l’applauso alla canzone di apertura, Il falò delle vanità, sembrava che si fossero tacitamente accordati per non interrompere con nulla la narrazione che si stava svolgendo. Anzi, regalando con il silenzio una maggiore profondità, entro cui svolgersi. Un silenzio di tipo particolare, che capita di rado di ascoltare, che ti abbraccia.

Dopo la canzone abbiamo iniziato con una citazione del grottesco comizio di Goebbles del 10 maggio 1933 a Berlino, quello del rogo dei libri – “un atto che dovrebbe informare il mondo intero delle nostre intenzioni” – dopo nemmeno cento giorni che i nazisti erano al governo. E già avevano aperto anche il campo di concentramento di Dachau. Abbiamo scelto questa cornice storica, “gli antefatti”, per inserire alcune storie che abbiamo scelto della nostra terra, quelle delle persone più vicine a noi, dalle quali possiamo respirare in modo ancora più diretto, intrecciato quasi con la nostra esperienza quotidiana, il sentimento che ne sostiene la memoria.

La prima storia che abbiamo percorso, e che ci ha guidato nella costruzione dell’intero evento, è quella di Igino Gobbi, che salutiamo e ringraziamo. Domenica non se l’è sentita di essere fisicamente lì ma ha spedito una rappresentativa delegazione familiare, che ci ha fatto omaggio dei suoi saluti e ha riportato a lui il nostro affetto, insieme alle emozioni che loro stessi hanno condiviso a teatro. Io e Silvano siamo stati a trovare Igino a casa qualche tempo fa. Per l’esattezza il 9 novembre, anniversario dei trent’anni della caduta del muro di Berlino (e ricorrenza non solo di questo evento): che potenza la coincidenza delle date! Una conversazione di un’oretta, carica dell’emozione e del piacere che si prova quando ci sono storie importanti da condividere, la sua in questo caso, di deportato militare italiano in Germania dopo l’8 settembre, all’età di vent’anni. Una conversazione in un’atmosfera serena, di fiera tranquillità familiare, anche allegra, con battute e aneddoti, alcuni assai densi, e ben vivi nella memoria e che noi, poi, ci siamo permessi di riprendere rielaborare e inserire nel racconto a teatro. Alternandoli a brani che abbiamo letto direttamente dal suo libro di memorie “Mi dicevano sempre tanto tu morirai”. Dalla conversazione con Igino a casa sua sono nate anche tre canzoni: Ridere; Le scarpe; Avevo solo vent’anni. Siamo contenti d’essere riusciti, come delle staffette, a catturare un po’ dell’emozione che quella mattina ci ha trasmesso e di essere riusciti poi a ritrasmetterla dal palco a chi ci ascoltava in assorto silenzio.

Il dramma vissuto dai tanti deportati, sia militari che civili, lo abbiamo ripreso anche con altre storie. La prima raccontata in dialetto anconetano – rimontando secondo le nostre esigenze un testo più ampio di Fabio Maria Serpilli pubblicato sui Quaderni del Consiglio Regionale – per ricordare Irma Baldoni e Alda Lausdei, le sarte di Villarey, che si diedero da fare insieme ad altre donne per far fuggire trasvestiti in tutti i modi possibili, da prete, da monaca, da donna, i militari italiani rinchiusi a Villarey, e aiutarli a fuggire prima della deportazione in Germania. Questa seconda parte è stata chiusa con la canzone La memoria.

La storia di Igino, monsavitese ma originario di Filottrano, per l’esattezza le campagne di Cantalupo, ci ha stimolato a inserire anche una storia a noi molto cara, accaduta non lontano da lì nella primavera del 1944, quella dei “Martiri di via Cannuccia”. Il merito della ricostruzione storica è dell’amico Adelmo Calamante, io mi sono limitato a tradurla in un breve testo da leggere in pubblico (che nel frattempo è stato anche premiato nel 2019 al Concorso Letterario Nazionale “Inchiostro e Memoria” dell’Anpi di Rescaldina) e insieme a Silvano a farne una canzone, Fiore di Latte.  Anche i familiari delle famiglie Carbonari e Nicoletti, tra i quali ci furono 5 delle 6 vittime di quel giorno, hanno condiviso con noi in teatro le emozioni di questa serata. E insieme a questa abbiamo proposto anche un’altra storia di civili uccisi qui da noi, i Martiri del XX giugno, a cui abbiamo dedicato anche questa nostra canzone Sette lucciole perse nel grano.

L’ultima storia di questo ‘percorso’ è stata quella di Magda Minciotti, una ragazza quindicenne sfollata a Monte San Vito da Chiaravalle, dopo il terribile bombardamento dell’ospedale, il giorno della festa di Sant’Antonio nel 1944. Abbiamo preso spunto dal suo diario, contenuto nel libro “Considerate che avevo quindici anni” di Anna Paola Moretti. E l’abbiamo raccontata ricreando sul palco una scena di paese, alcune donne che chiacchierano tra loro e si passano le voci che arrivano dai vari luoghi di prigionia della giovane, deportata appena una settimana prima della liberazione che qui è avvenuta il 20 luglio, e ritornata invece a casa dopo un anno: sullo sfondo delle donne che si rimbalzano le notizie, “Magda” legge brani dal suo diario.

Campi di lavoro, di prigionia, di transito, di concentramento e anche campi di sterminio, si moriva ovunque ma in questi ultimi l’uccisione era programmata minuziosamente fino al suo ultimo atto. Abbiamo chiuso le nostre storie ricordando i nomi delle pietre d’inciampo posizionate ad Ancona, le ultime 9 proprio in questi stessi giorni. Il luogo più ricorrente Auschwitz. Così abbiamo concluso con un brano di Primo Levi da Se questo è un uomo, quando racconta un sogno che nelle lunghe notti del lager facevano tutti i deportati, già con il timore di non essere creduti se sarebbero riusciti a tornare a casa, tanto era indicibile ciò che accadeva. E quindi, giustamente, anche tutta la nostra narrazione è stata accompagnata da un silenzio assorto e carico di rispetto, non tanto verso noi ma con riguardo ai temi che erano presenti tra di noi.

Il vero finale è stato un canto tradizionale iraniano, cantato in lingua originale e letto nella traduzione italiana da Anahita H. Dowlatabadi. Che però abbiamo registrato perché all’ultimo non ha potuto essere con noi, bloccata a casa per un antipatico incidente e costretta a seguirci da lì, sarà però con noi nelle repliche già in programma. Un canto capace di liberarci e scioglierci, con le sue malinconie e il suo respiro, la carezza della voce, che ci aiuta anche a uscire e allargare di nuovo l’orizzonte. Mentre andava la registrazione alcuni di noi sono scesi dal palco tra il pubblico e hanno distribuito poesie composte durante la prigionia nel lager. Alcuni di questi poeti sono sopravvissuti e altri no, deportati dai nazisti e dai fascisti da vari paesi, Italia, Francia, Slovenia, Polonia, l’allora Cecoslovacchia, l’Ucraina o dalla Germania stessa. Tra i tanti poeti ne abbiamo selezionati dodici e non è stato facile.
Abbiamo così voluto riprendere anche quanto scritto e poi letto in chiusura del racconto dedicato a Igino, e cioè che non è facile ricordare e tantomeno raccontare, che occorre trovare le parole adatte: “Prima quei ricordi vanno sciolti, e non è facile. Vanno resi leggeri come la poesia, e come la poesia diventare capaci di conservare dentro con leggerezza il dolore che raccontano, senza dimenticare mai il desiderio per la vita”  (il VIDEO).

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PERCORRERE LA MEMORIA per non dimenticare
testi Tullio Bugari, musiche Silvano Staffolani, regia Maria Grazia Tiberi
con ArciVoce e Vi Cunto e Canto band
(Maria Grazia Tiberi, Elisbetta Benedetti, Rosella Canari, Cristiana Carotti, Manuela Carotti, Simona Rossi, Luigina Tantucci, Anahita H. Dowlatabadi, Tullio Bugari, Silvano Staffolani, Alessia Costantini, Lorenzo Cantori)
Rassegna teatrale 2020 “Teatrando” a cura della Compagnia teatrale La RAMA in collaborazione con il Comune di Monte San Vito .

(Articoli usciti su Centro Pagina e QdM online)

(Su FB ci sono già diverse foto della serata e anche delle prove la sera prima; grazie in particolare a Giandomenico Papa, Roberto Barbini, Giovanni Kasozi, e presto le raccoglieremo tutte; come vedete, alcune le abbiamo scattate anche dal palco).

Informazioni su Tullio Bugari

https://tulliobugari.wordpress.com/
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