Mi piacciono i fiori

Mi Piacciono i Fiori, incontri formativi per i 50 anni dell’obiezione di coscienza”, dal 29 settembre all’8 ottobre.

Non ho partecipato all’organizzazione di questi eventi e alla scelta del titolo ma quando l’ho letto mi ha richiamato subito alla mente una storica canzone di Pete Seeger, “Where have all the flowers gone” ( https://bit.ly/3raAH1b ) del 1956; una canzone cantata da molti, anche da Joan Baez e che insieme a “We shall overcame” è stata la più cantata nelle marce pacifiste in america contro la guerra in Vietnam. Sono molte anche le cover in italiano. Nel ‘56 la guerra gli americani però l’avevano portata in Corea e in quegli anni questo tema, così come le iniziative contro “la bomba atomica” (non si voleva dopo gli orrori della guerra che si ripetessero tragedie come Auschwitz e come Hiroscima) erano al centro delle diverse iniziative pacifiste anche da noi.

La storia dell’obiezione di coscienza nasce molti anni prima della legge che dal 1972 la regolamenta, ed è legata direttamente anche alla nostra città, attraverso EDMONDO MARCUCCI, un personaggio quasi dimenticato in città che fu invece uno dei principali protagonisti del pacifismo italiano e non solo. La storia dell’obiezione di coscienza è legata al nome di PIETRO PINNA, considerato il primo obiettore (in realtà, anche senza andare agli obiettori della prima guerra mondiale, volendo limitarci al secondo dopoguerra, ci furono prima di Pinna altri due obiettori, nel ’46 Rodrigo Castello della chiesa dei Pentecostali e nel ’48 Enrico Ceroni, testimone di Geova). Il processo a Pietro Pinna, che iniziò il 30 agosto 1949 dopo diversi mesi di prigione, fu però il primo a suscitare scalpore e attenzione, e anche le motivazioni di Pinna non venivano questa volta da una specifica appartenenza religiosa, bensì erano ispirate al pacifismo di imatrice tolstoiana e gandhiana.

Il caso di Pietro Pinna è legato alla nostra città di Jesi perché Edmondo Marcucci fu uno dei testimoni al processo, per spiegare le motivazione filosofiche e spirituali alla base di quelle scelte; ricorda così marcucci nel suo libro “Sotto il segno della pace”: “Io non avevo avuto rapporti personali con l’imputato e lo dissi al presidente del tribunale. Giustificai la mia testimonianza con l’impressione profonda che il gesto di Pinna aveva prodotta in me, convinto pacifista, e volli comunicare un po’ ai giudici questa mia commozione.” Insieme a lui tra i tstimoni c’era Umberto Calosso, che fu uno dei firmatari della prima proposta di legge sull’obiezzione di coscienza ma si dovette attendere oltre venti anni; c’era poi anche Aldo Capitini, e Pietro Pinna poi si unì attivamente a quei movimenti e fu anche lui insieme a Capitini e Marcucci uno dei partecipanti alla prima marcia della pace ad assisi nel 1961. Marcucci ricorda così nelle sue memorie: “Per i fascisti il nemico da sopprimere non era soltanto) il rivoluzionario comunista armato ed aggressivo ma anche il pacifico teorico che aveva solo il torto di seguire ideologie politiche contrarie.”

Anche Tatiana Tolstoj, che allora viveva a Roma e aveva stretto una profonda amicizia con Marcucci, si interessò al caso di Pinna, e scrisse in una lettera a Marcucci: “Io ho pianto di gioia leggendo ciò che questi coraggiosi giovani fanno. Il solo mezzo di combattere la guerra consiste nel rifiuto di parteciparvi…Io morrò più tranquilla sapendo che esistono persone simili”.

La testimonianza di Marcucci non fu un atto occasionale o casuale ma era direttamente parte del suo impegno filosofico e civile sui temi della pace e della non violenza (Marcucci, che era nato nel 1900, fu anche uno dei pochi a rifiutare la tessera fascista); Marcucci collaborava con la rivista L’Incontro diretta da Bruno Segre, l’avvocato difensone di Pietro Pinna, e su L’Incontro Marcucci pubblicava spesso suoi articoli sui temi del pacifismo e della non violenza, e grazie a questa collaborazione continuativa Segre lo invitò a essere testimone anche in altri processi analoghi. Tra questi ci fu il processo all’anarchico Pietro Ferrua, processato per obiezione di coscienza al tribunale militare di La Spezia nel 1950. Nel caso di Ferrua sono invece maggiormente presenti motivazioni riconducibili all’antimilitarismo anarchico, e vi furono altri anarchici che lo seguirono. E tra gli altri testimoni in questo processo anche degli anarchici che erano stati obiettori durante la prima guerra mondiale.

Era, questo del pacifismo, della non violenza, dell’obiezione di coscienza, dell’antilimilitarismo un movimento aperto, dove si incontravano più movimenti e si confrontavano diverse tradizioni; sarebbe interessante approfondire ma ci vorrebbe uno spazio più adeguato per farlo. Tra i libri da consigliare per una prima introduzione c’è “Fiori nei cannoni” di Amoreno Martellini. E inoltre, occorre ricordare, fu rilevante in quegli anni anche il movimento dei partigiani della pace, più direttamente collegato al movimento comunista internazionale.

Tramite Marcucci la nostra città fu collegata a questi movimenti, non solo per il fatto che Marcucci risiedeva e insegnava qui ma anche perché collaborò lui stesso ad alcune iniziative in città, sia invitando conferenzieri a teatro, o con lezioni all’università popolare o qualche iniziativa con gli anarchici, ospitando amici che venivano a trovarlo (tra cui lo stesso Capitini che nelle sue lettere ricorda alcune passeggiate per Jesi), o collaborando direttamente con la nostra biblioteca.

Il cammino per arrivare ad una legge sull’obiezione di coscienza fu lungo, e della stessa legge potremmo dire che fu soltanto una tappa, in quanto non accoglieva in pieno le richieste, poi anno dopo ci fu la nuova legislazione sul servizio civile. In questi ultimi giorni di contempiraneità risalta fuori qualcuno che vorrebbe reintrodurre la leva obbligatoria, e in altri paesi europei con i venti di guerra ci sono già livelli diversi di mobilitazione in corso. Il tema purtroppo è sempre molto attuale.

(Nelle foto che ho scelto vediamo Pietro Pinna all’epoca e poi una foto di gruppo di testimoni e avvocati davanti al tribunale militare di Torino; Marcucci è quello con i baffetti, il primo sulla destra; la foto l’ho trovata in una testimonianza di Daniele Lugli, che conobbe Marcucci: https://bit.ly/3SzoDSJ ).

Informazioni su Tullio Bugari

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